Serve fare corsi di formazione?
E’ terminato l’ennesimo soggiorno a Londra per seguire un corso del circuito di Harv Eker, tra poche ore mi imbarcherò verso Treviso, giusto in tempo per seguire l’allenamento di rugby dei miei ragazzi.
Diciamolo subito, questo corso è stato una cagata enorme per le persone come me e una grande sfida per chi cerca di migliorare la propria situazione patrimoniale e familiare.
Certo, la differenza tra una persona come me e una, diciamo normale, si dovrebbe notare subito.
In un corso come questo ti danno i primi rudimenti per crearti delle rendite passive, ti fanno conoscere sistemi alternativi di reddito parlando sempre a grandi linee, poi, se vuoi approfondire, ecco subito il corso confezionato ad arte.
Gli spunti per un neofita ci sono, eccome se ci sono.
Tieni però conto che un neofita, non è in grado di scindere il faceto dal serio e qui il rischio diventa veramente consistente.
Non mi riferisco solo al pseudo esperto di trading in 15 minuti con il sistema infallibile, nemmeno al falso trader Forex “che è un trading senza rischi e più leva utilizzi, prima fai la grana“.
Mi riferisco al resto del contesto, all’internet facile dei 100 mila dollari in dodici minuti con le affiliazioni, alla compravendita immobiliare con i metodi di mia nonna, senza considerare che in ogni paese d’Europa, la legislazione e i modi cambiano e non poco.
Tutto sommato, se sei una persona in grado di ponderare e sei abituato a pensare prima di firmare un contratto, certe situazioni ti possono tornare utili e diventare profitti.
Devi però essere la persona giusta.
Un esempio per tutti, una signora, nella sua ora e mezza di televendita, ha proposto degli investimenti in Germania con quote a partire da pochi euro.
Investimento meraviglioso, si trattava di finanziare una impresa tedesca per la ristrutturazione di immobili di vecchia data per un eventuale ampliamento, frazionamento e cambio destinazione d’uso.
La cosa che mi ha fatto pensare è che l’immobile non è ancora stato acquisito, il business plan inesistente e in particolare che in quell’affare si poteva entrare in quel momento o mai più.
Sai una di quelle occasioni che, “ogni lasciata è persa”.
Peccato che fosse richiesta una caparra di 500 euro e il saldo a breve.
Anche in questo caso non ci sarebbe nulla di male, ad esempio io verso al massimo 300 euro di caparra quando devo acquisire un preliminare e mica vado in giro a fregare le persone.
La cosa che mi fa pensare è che ci siano state decine, se non centinaia di corsisti che sono letteralmente corse per firmare un compromesso in inglese, con tantissime paroline minuscole.
E se fosse stato firmato un impegno capestro?
E se il contratto prevedesse delle penali inculanti?
Ho scritto inculanti?
Scusa, te lo riscrivo un neretto: Inculanti.
Lasciamo perdere anche che questo contratto non è revocabile negli otto giorni successivi perchè non sottoscritto al domicilio del consumatore, lasciamo anche perdere che il foro competente sia quello inglese.
Già, il venditore ha una società con sede in Asia, l’immobile in è Germania, il sottoscrittore è italiano, il foro competente è in Inghilterra.
Azz, una bella macedonia a novanta gradi.
Attenzione, non sto dicendo che si tratti di una truffa, magari era un affare della Madonna e io me lo sono lasciato scappare.
Sto solo dicendo che nessuno e ribadisco, nessuno, ha il diritto di concludere affari in questo modo imbecille.
Fermarsi a pensare è uno dei sistemi automatici che possono farti diventare veramente ricco.
Ripeto: Pensare deve essere automatico.
Certo, male che vada si tratta solo di 500 euro, ma credo che se non rispetti queste piccole somme, non sarai rispettoso del denaro nemmeno quando le somme saranno maggiori.
Dai, in questi giorni ho scoperto qual’è il maggior sistema automatico per creare delle rendite passive: Pensare.
Bene, bene, benissimo, questa sera tipica cena vegetariana indiana, poi potrò finalmente esaudire un desiderio che ho fin da quando ero bambino: Salire sulla ruota panoramica di Londra e sputare giù dal punto più alto.
Questa sì che è ricchezza, ragazzi.
Max W. Soldin
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